A) LA NAVATA
Di impianto basilicale, ma con il presbiterio della
primitiva
basilica fortemente rialzato (v. in fig.A1 la
pianta del 1744), a tre navate divise da due file di
sette colonne di materiali e
origini diverse, databili I-II secolo d.C. e forse in
parte provenienti dal
portico dell'antico tempio di Esculapio (fig.A2);
le basi sono
originali mentre i capitelli in stucco risalgono al
restauro settecentesco. Il soffitto a
cassettoni è del 1624 ma rinnovato sotto Pio IX
nel 1865 (fig.A3); le
pitture nei tre riquadri maggiori sono opera del frate
Bonaventura Loffredo: in
quella centrale "S.Bartolomeo rifiuta di adorare gli
idoli pagani".
Il
pavimento cosmatesco originale è andato perduto
nei restauri settecenteschi e totalmente rifatto nel
secolo
XIX.
A sinistra dell'ingresso si riconoscono le strutture
residue della base del
campanile che fu aperta su due lati, a costituire la
parte iniziale della navata sinistra, nel 1625 durante i
lavori che portarono all'avanzamento della
facciata.In ogni navata si aprono tre cappelle, nessuna delle quali presenta opere di rilievo: molti dipinti sono stati pesantemente rimaneggiati nel tempo e spesso danneggiati dalle inondazioni del Tevere. Iniziando dalla navata sinistra si incontrano: la Cappella di S.Antonio da Padova, inizialmente decorata da Antonio Caracci ma rimaneggiata nel secolo XIX; la Cappella della Madonna della Pace, forse la prima opera di un ancora inesperto Antonio Caracci, per conto del Cardinal Tonti, realizzata nel 1609-10; la Cappella della Passione o di Gesù Crocifisso, in pessimo stato di conservazione, anch'essa decorata dal Caracci nel 1610-11. Nella navata destra, nell'ordine: la Cappella di Santa Francesca Romana, nata e vissuta nei pressi della basilica; la Cappella di S.Carlo Borromeo, ultima opera del Caracci nella basilica (1612-14); la Cappella di S.Francesco d'Assisi, originariamente dedicata a S.Bonaventura. B) IL TRANSETTO Al centro della scala che conduce al presbiterio è collocato l'elemento più singolare della chiesa:
la vera di pozzo che costituisce il legame ideale con
l'antico tempio di
Esculapio. (fig.B1) Per la descrizione
dettagliata si rimanda alla sezione
In particolare.L'altare maggiore in marmo bianco, dono di Pio IX (v. sezione La Storia), poggia su una vasca in porfido rosso con protome leonina e maniglie in rilievo e un cartiglio con la scritta "CORPUS SANCTI BARTHOLOMAEI
APOSTOLI" che testimonia la presenza delle reliquie di
S.Bartolomeo (fig.B2).
Nel pavimento sono inseriti due riquadri del vecchio
pavimento cosmatesco. Nella
tribuna è raffigurato il "Martirio di
S.Bartolomeo" di Francesco
Manno (1806) che curò anche la ristrutturazione
architettonica dell'abside,
mentre il "Cristo in gloria e santi" nel
catino absidale e i
restanti affreschi sono opera di Bonaventura Loffredo.Nel lato destro del transetto, preceduta da due leoni stilofori romanici ![]() (XII
secolo) probabilmente già collocati all'ingresso
della vecchia chiesa (fig.B3-4)
è la cappella della Vergine o del SS. Sacramento,
nota anche come cappella Orsini di
Pitigliano, famiglia che nel '600 ne assunse il
patronato; la posizione della cappella, non
in asse con il resto della basilica, farebbe risalire la
sua origine al vecchio
impianto basilicale. Il soffitto è attribuito a
Martino Longhi il Vecchio (1601). Sopra al
paliotto d'altare di marmo policromo (fig.B5) contenente le
reliquie di S.Teodora (vi si
legge la scritta "HIC IACET CORPUS BEATÆ
THEODORÆ MATRONÆ ROMANÆ"),
è un antico affresco (fine '200) scoperto nel
1904 e raffigurante la
"Vergine in trono con il Bambino benedicente e santi"
(fig.B6).Nella parete sinistra della cappella è incastonata una palla di cannone caduta nella chiesa durante gli scontri del 1849; maggiori informazioni nella sezione In particolare. Sulla parte destra del transetto, prima di accedere alla cappella, dietro una grata in ferro è custodito un catino di bronzo circolare (secolo X-XI) di fattura araba (fig.B7). La tradizione vuole che sia stato il recipiente, o il relativo coperchio, utilizzato per contenere
le reliquie di S.Bartolomeo durante
il trasporto da Benevento a Roma.Nel lato sinistro del transetto è l'antica sacrestia che divenne, ad opera di Giulio III (metà 1500), una cappella dedicata dapprima a S.Paolino da Nola, rappresentato "in gloria" (1704) al centro della volta, e attualmente a S.Adalberto.
Sull'altare, sormontata da un'Annunciazione seicentesca,
è una
tela (fig.B8)
che raffigura "l'Assunta con i santi Paolino,
Adalberto, Esuperanzio e
Marcello" (1665); le loro reliquie, ad eccezione
di quelle di S.Paolino
traslate nel 1909 a Nola, sono tuttora conservate nella
cappella.
La cappella ha costituito fino al 1846 la sede della
Confraternita dei Molinari sotto la protezione di
S.Paolino ed
è decorata con figure attinenti a tale
attività visibili nella sezione In particolare. Una lapide
sulla parete sinistra ne ricorda un restauro del 1626.Da una porta sulla parete destra si accede all'attuale sacrestia. C) LA CRIPTA Dal piccolo giardino adiacente al lato sinistro della chiesa si scende alla cripta, in origine accessibile dalla navata della
chiesa attraverso due
rampe di scale. Nella cripta, crollata durante la piena
del 1557 insieme all'abside soprastante e
finita di restaurare nel 1975, si può
riconoscere l'antica pianta a piccole navate con volte a
crociera sostenute da da due file di tre colonnine; due
capitelli, originari dell'antica
basilica, sono
decorati con l'aquila imperiale coronata (fig.C1)
simbolo di Ottone III. In un piccolo locale si trovano
una lapide romana,
utilizzata come architrave, e due
pietre tombali (fig.C2) settecentesche.BIBLIOGRAFIA DI RIFERIMENTO "Isola Tiberina" Fabrizio Plateroti - 2000 - Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato "S. Bartolomeo all'Isola Tiberina" Marco Pupillo - 1998 - Ed. Angelo Guerrini e Associati SpA "Guide rionali di Roma: R.XII - Ripa; Parte I" Daniela Gallavotti Cavallero - 1977 - Flli Palombi Editori |