San Bartolomeo - I personaggi




Ottone III
Ottone III

Sant'Adalberto
Sant'Adalberto

San Bartolomeo
San Bartolomeo


OTTONE III
Ottone III nacque nel 980 dall'imperatore sassone Ottone II e dalla principessa bizantina Teopliano (o Teofano), figlia dell'imperatore d'Oriente Romano II. Rimasto orfano del padre a tre anni, l'imperatore-bambino crebbe educato dalla madre, dalla quale apprese l'amore per la cultura, e dai più dotti maestri del tempo. Assunse l'effettivo comando dell'Impero nel 995 appena quindicenne.
Ottone sentiva profondamente come la sovranazionalità del proprio ruolo coincidesse con il recupero della "romanità" del titolo imperiale; considerò quindi tra i suoi aspetti qualificanti del suo regno il rilancio della funzione e dell'immagine dell'Urbe.Ottone III
Si impose al clero romano perché Brunone di Carinzia, suo cugino, ascendesse al soglio pontificio con il nome di Gregorio V (996-999). L'anno seguente si recò a Roma per ricevere dal nuovo pontefice l'incoronazione imperiale, sul modello di quanto aveva fatto quasi due secoli prima Carlo Magno.
Per realizzare attraverso la fede l'unione delle diverse nazioni europee, Ottone intraprese una serie di pellegrinaggi: in Germania fu raggiunto dalla notizia del martirio di Adalberto (997), a cui era legato da personale amicizia e da sincera venerazione, da parte dei Prussiani che cercava di convertire.
In sua memoria fece erigere una chiesa sull'estremità meridionale dell'Isola Tiberina, dove anticamente sorgeva un tempio dedicato ad Esculapio, dio della medicina (si racconta che Ottone scelse l'Isola Tiberina per poter vedere la chiesa dal suo palazzo sull'Aventino).
Recatosi nel 1000 in solenne pellegrinaggio a Gniezno, in Polonia, per pregare sulla tomba dell'amico martire, ottenne alcune reliquie da portare nella chiesa sull'Isola Tiberina. La chiesa fu arricchita di molte altre reliquie, tra cui la pelle di S.Bartolomeo, il cui nome presto si sostituì a quello di S.Adalberto.
Nel febbraio del 1001 l'incomprensione dei romani sfociò in una nuova rivolta: assediato nei palazzi del Palatino, Ottone abbandonò Roma rifugiandosi nel castello di Paterno alle falde del Soratte in attesa di rinforzi dalla Germania. Ma il 23 Gennaio del 1002, logorato anche da febbri malariche contratte nelle paludi di Ravenna, morì a soli 22 anni.
I suoi fedeli soldati trasportarono il corpo del loro infelice imperatore ad Acquisgrana dove, secondo il suo desiderio, fu sepolto accanto al grande Carlo Magno; del suo sepolcro si è ormai perduta la memoria.
Link di riferimento:  "Bollettino di informazioni culturali della Pro Loco di Sant'Oreste (RM)" 
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SANT'ADALBERTO
Nato intorno al 956 a Libice da una famiglia dell'aristocrazia boema, Vojtech (questo il suo nome originario) venne presto avviato alla carriera ecclesiastica. Compì i suoi studi nella scuola episcopale di Magdeburgo in Sassonia, sotto la direzione di Adalberto, il vescovo che gli aveva conferito la cresima e del quale aveva assunto il nome. Fu ordinato sacerdote a Praga da Thietmar, primo vescovo della città. Membro del clero della cattedrale praghese, Adalberto assunse la guida della diocesi nel 983.Sant'Adalberto
Nel corso dei suoi viaggi in Europa entrò in contatto con importanti ambienti monastici: dopo un soggiorno a Montecassino si era avvicinato a San Ni1o, fondatore del monastero di rito bizantino di Grottaferrata. A Roma aveva trovato ospitalità presso il monastero dei Ss. Bonifacio e Alessio sull'Aventino.
Durante il secondo soggiorno romano (994-996?), il santo ebbe modo di entrare in amicizia con Ottone III, che da allora nutrì per lui grande venerazione.
Adalberto decise di dedicarsi alla conversione delle popolazioni pagane della Polonia. Si recò quindi in terra prussiana, ma la sua missione durò pochi giorni: giunto a Tenkitten per predicare, subì il martirio il 23 aprile del 997. Dopo averlo trafitto con lance e frecce, gli assalitori infierirono sul suo corpo, disperdendone le membra. Il duca Boleslao ne recuperò le spoglie e le fece trasferire a Gniezno, l'antica capitale polacca. Alcune reliquie furono successivamente trasportate nella Basilica di S.Bartolomeo dall'amico imperatore Ottone III. Fu canonizzato nel 999.
La presenza di queste reliquie del santo boemo ha attratto in questo luogo, da secoli, pellegrini di quelle terre. Il culto di Sant'Adalberto è diffuso in Boemia, Italia e Polonia.
Il più antico documento del culto del santo nella basilica di S.Bartolomeo è la vera di pozzo ricavato dal tronco di un'antica colonna di marmo bianco e situato nel cuore della chiesa. In uno dei lati è scolpita la figura di Sant'Adalberto con il pastorale e i paramenti episcopali.
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SAN BARTOLOMEO
Bartolomeo era uno dei dodici apostoli; mai citato nelle scritture, si suole identificare con il Nathanael del primo capitolo del vangelo di Giovanni, condotto a Gesù dall'apostolo Filippo e conosciuto con il patronimico Bar-Talmae e cioè Bartolomeo.Martirio di San
                  Bartolomeo
Questa pagina evangelica è l'unica fonte certa su Natanaele-Bartolomeo. Nei Vangeli il nome di Bartolomeo compare sempre insieme a quello degli altri discepoli ed anche le sue vicende dopo la morte di Gesù non sono chiare.
Nato a Cana di Galilea, secondo la leggenda diffuse la notizia della morte di Gesù sulla croce. In seguito si hanno sue notizie in tutta l'Asia Minore, dalla Persia all'Armenia, alla Mesopotamia, all'Egitto, dalle coste del Mar Nero, alla Frigia e alla Licaonia (Licaonia era anche uno dei nomi con cui veniva denominata l'isola Tiberina nel Medioevo).
E' tradizione che, dopo l'Ascensione di Cristo, egli abbia predicato il Vangelo in India.
Il "Martirologio romano" di lui scrive: "predicò nell'India il Vangelo di Cristo; recatosi nell'Armenia maggiore, avendo convertito moltissimi alla fede, fu dai barbari scorticato vivo, e, per ordine del re Astiàge, colla decapitazione compì il martirio".
L'antica Chiesa cristiana lo ricorda, insieme a San Taddeo, con il titolo di "Primo illuminatore dell'Armenia".
Le sue reliquie furono trasferite alle Isole Lipari nell'809, di lì a Benevento nel 983 e quindi a Roma.
San Bartolomeo è il protettore di tutti i lavoratori che hanno a che fare con pelli, lame e coltelli come i macellai, ma anche i conciatori, numerosi nel Medioevo proprio sull'Isola Tiberina.
Il giorno di San Bartolomeo, celebrato il 24 di agosto, era festeggiato a Roma con la cocomerata, in cui i ragazzi gareggiavano a nuoto per recuperare i cocomeri gettati nel Tevere.

Le spoglie di S.Bartolomeo [Tratto dall'opera «Reliquie Insigni e "Corpi Santi" a Roma» di Giovanni Sicari ]
Nel 410 le spoglie di Bartolomeo furono trasportate a Martyropolis e Maiafarqin dal vescovo Maruta. Nel 507 vennero traslate dall'imperatore Anastasio I a Darae in Mesopotania. Nel 546 risultano a Lipari e nel 838 a Benevento. Dal 983, portate a Roma da Ottone III, sono nell'antica vasca di porfido dell'altare maggiore della chiesa di S. Bartolomeo Apostolo all'Isola. Sue reliquie risultano sparse in varie chiese europee. Nel 1238 quella della calotta cranica fu portata nella cattedrale di Francoforte sul Meno. Altre sono nella certosa di Colonia e nel monastero di Lune, presso Luneburg. S. Edoardo donò una parte di un braccio alla cattedrale di Canteerbury. Altre ancora risultano in Francia. In Italia la città di Pisa vantava il possesso di parte della sua pelle. La città di Benevento, che ha sempre sostenuto di aver dato ad Ottone III un altro corpo, rivendica il possesso dei suoi resti custoditi nella chiesa a lui dedicata. A Roma, a causa di uno straripamento del Tevere, nel 1557 i resti furono traslati a S. Pietro in Vaticano. Nel 1560 Pio IV li fece riportare con una solenne processione all'Isola Tiberina. A seguito dei danni causati alla chiesa dai francesi nel 1798 alcune sue reliquie furono portate a S. Maria in Trastevere. In questa basilica, nella Domenica in Albis, si mostrava una sua reliquia insigne. Sempre secondo l'Inventario (1870), nel giorno di Pasqua parte della testa era esposta a S. Prassede. Il 1 maggio e il 24 agosto si esponeva (Diario Romano, 1926) parte di un braccio ai Ss. XII Apostoli.
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BIBLIOGRAFIA DI RIFERIMENTO
 "Isola Tiberina" Fabrizio Plateroti - 2000 - Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato
 "S. Bartolomeo all'Isola Tiberina" Marco Pupillo - 1998 - Ed. Angelo Guerrini e Associati SpA
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