Roma al tempo di Settimio Severo 203/211.
Pianta Marmorea. 
Rinvenuta nei pressi della Basilica di Massenzio e ordinata da Guglielmo Gatti


L'ISOLA SACRA

Plutarco ci ha tramandato il racconto degli avvenimenti successivi alla cacciata del Re: 
“I beni dei re furono abbandonati al saccheggio del popolo; la parte più ridente del campo che apparteneva a Tarquinio fu consacrato a Marte.
Per caso era stato appena mietuto, e giacevano ancora a terra i covoni; ma poiché il terreno era ormai consacrato, non si stimò lecito trebbiarli o farne uso; quindi tutti i Romani corsero a gettare i covoni nel Tevere. Allo stesso modo abbatterono e scaraventarono nel Tevere gli alberi che vi crescevano, in modo tale da lasciare la spianata completamente brulla e sterile in onore del Dio della guerra. Senonché la corrente non trascinò quella massa di tronchi rovesciati nel fiume tutti assieme.
I primi, appena incontrato dei bassifondi, si arrestarono e addensarono uno nell’altro; i seguenti trovando la strada sbarrata, si fermarono e aggrovigliarono in una massa, che il flusso delle acque consolidò e radicò saldamente con l’apporto di molta melma. Il suo arrivo alimentò ulteriormente il banco e gli diede coesione; anche l’urto delle onde non era tale da scuoterlo, ma piuttosto con una dolce pressione lo schiacciava e amalgamava in un blocco solo. Per la sua grandezza e posizione il blocco si ingrandiva continuamente, fino a raggiungere una estensione tale da raccogliere la maggior parte dei detriti che il fiume portava giù. Esso costituisce ora un’Isola Sacra di fronte alla città, che ospita templi di dei e viali, in latino si chiama con un nome che significa “Isola tra due ponti”.

Plastico di Roma antica con posizionati il tempio di Esculapio, di Giove e di Fauno. Roma - Museo della Civiltà Romana