A) Gli ebrei a Roma B) Il ghetto C) Tradizione sanitaria e primo ospedale |
D) L'ospedale Israelitico all'isola E) L'ospedale oggi F) Bibliografia e Contributi |
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A) GLI EBREI A ROMA Anche se i segni delle prime presenze del popolo ebraico si fanno risalire al II secolo a.C., l'arrivo in massa degli ebrei a Roma è legato alle deportazioni di decine di migliaia di essi come schiavi ad opera di Tito dopo la distruzione di Gerusalemme nel 70 d.C. La loro condizione si modificò nel tempo fino a permettere agli ebrei l'organizzazione di comunità libere ed indipendenti, sempre caratterizzate da un senso forte di identità e di distinzione dal resto della popolazione. Tali comunità si attestarono a ridosso del Tevere utilizzando il fiume come fonte primaria di attività economiche e commerciali: le zone principali degli insediamenti furono dapprima Trastevere, intorno a piazza in Piscinula, e successivamente anche sulla riva sinistra, al Portico d'Ottavia dove sarebbe sorto il ghetto, proprio in fronte al Ponte Fabricio, noto per questo anche come Pons Judeorum. In Trastevere è tuttora presente in vicolo dell'Atleta, nel sotterraneo di un ristorante, quella che si ritiene la più antica sinagoga, risalente al XIII secolo (fig.A1 e A2), da alcuni identificata come quella di Nathan ben Jechiel (1035-1106). Inizio pagina B) IL GHETTO Fino a tutto il medioevo gli ebrei romani, particolarmente dediti ad attività di commercio, non ebbero particolari difficoltà di convivenza con la popolazione cristiana. Ma durante il Rinascimento, dopo lo scisma protestante, la Chiesa di Roma divenne maggiormente coercitiva nei confronti della popolazione non cristiana tanto che il 14 luglio 1555, appena eletto, papa Paolo IV Carafa (1555-1559) con la bolla “Cum nimis absurdum”, revocò tutti i diritti concessi e ordinò di confinare i circa 3000 membri della comunità ebraica in un'area ristretta, il quartiere conosciuto come ghetto. testo integrale originale] Per attenuare tali disposizioni il successore Pio IV (1560-1565) nel 1562 istituì a favore degli ebrei lo “Jus Gazzagà” (diritto di possesso) secondo il quale i cristiani mantenevano la proprietà delle case poste nella zona del ghetto, ma senza il diritto di sfrattare gli ebrei che vi alloggiavano né di aumentarne l'affitto. Originariamente le porte del Ghetto erano solo due; nel 1577 ne fu aperta una terza. La porta principale era sulla Piazza Giudea (ora scomparsa, dove si trovava, fuori dei confini del recinto, la fontana, unica risorsa di acqua potabile del ghetto), le altre due vicino alle chiese di S.Angelo e di S.Gregorio. Nel 1589 Sisto V (1585-1590) revocò alcune restrizioni e allargò il ghetto includendo il lungo stabile affacciato sul Tevere e via della Fiumara (ora scomparsa) ai capi della quale furono costruite due nuove porte. Il ghetto raggiunse un'estensione di 3 ettari. Nella figura B1 sono riportati, sulla pianta del Nolli del 1748, i confini, i nomi e le posizioni delle cinque porte e i nomi delle strade principali del ghetto. Dopo oltre due secoli l'insostenibile incremento del numero di residenti costrinse Leone XII (1823-1829) a concedere un ulteriore ingrandimento del ghetto: fu così incluso (1825) lo stabile tra via della Reginella e via di S.Ambrogio con l'apertura di un corridoio tra via di Pescheria e via Rua e l'aggiunta di altre tre porte, per un totale di otto (v.fig.B2). Finalmente il 17 aprile 1848, la sera di Pesach del 5608, Pio IX (1846-1878) ordinò l'apertura delle porte del ghetto e la demolizione delle mura, che fu però completata solo nel 1885. In concomitanza con la costruzione dei nuovi argini del Tevere si procedette all'abbattimento di tutti gli edifici del ghetto ad eccezione dello stabile, tuttora esistente, tra via della Reginella e via di S.Ambrogio. Inizio pagina C) TRADIZIONE SANITARIA E PRIMO OSPEDALE La comunità israelitica, pur limitata dalle norme antiebraiche vigenti a Roma, prosperò grazie a commercianti e artigiani, amministratori e fiduciari del pontefice, studiosi e medici, questi ultimi soprattutto tra i rabbini. L'attitudine medica sopperì alle difficili condizioni ambientali del ghetto, mantenendo le condizioni sanitarie ad un livello paragonabile a quello del resto della città. Durante la peste del 1656 il rabbino Zahalon rilevò addirittura che “la pestilenza colpì anche gli ebrei, i quali però guarivano più in fretta dei cristiani”. Una prima Opera Pia Ebraica nacque nel 1600 con lo scopo di provvedere ad una elementare assistenza sanitaria, prevalentemente domiciliare, alla popolazione israelitica a cui era impedito l'accesso agli ospedali romani. Nel 1881, per iniziativa popolare di una quarantina di piccoli commercianti che si tassarono per 10 lire ciascuno, si costituì l' “Associazione via della Fiumara 26 per il ricovero degli ammalati poveri”: nella malsana via che costeggiava il Tevere (fig.C1) era quindi sorta una vera e propria casa ospedaliera, anche se costituita da una semplice casa di due stanze con solo quattro letti e gestita da personale volontario, dove però era garantita l'osservanza delle regole religiose anche per la preparazione del vitto. Al tempo dell'apertura del ghetto, nella comunità ebraica si contavano oltre trenta confraternite di beneficenza e assistenza sociale e sanitaria: da questo nucleo si partì per la creazione della “Deputazione centrale israelitica di carità” (1885), un nuovo organismo di supervisione assistenziale nato dalla fusione e riorganizzazione di alcune confraternite. Inizio pagina D) L'OSPEDALE ISRAELITICO ALL'ISOLA TIBERINA Alla fine dell’Ottocento, grazie alla generosità di alcuni ebrei benestanti, furono avviate nuove istituzioni assistenziali che ebbero il merito di facilitare l’inserimento dei più poveri nella città, ormai capitale del Regno d’Italia, dopo oltre duecento anni di clausura nel ghetto ormai fatiscente e destinato ad essere demolito. In tale ambito Angelo Tagliacozzo, uno degli esponenti più in vista della comunità ebraica, riuscì ad ottenere in concessione dal sindaco di Roma Luigi Pianciani l’ala sinistra dell’ex convento Francescano di San Bartolomeo all’Isola, di proprietà comunale. In tale sede fu subito trasferita (1882) l’Associazione di Via della Fiumara, che mutò il nome in “Ospedale israelitico Bet Aholim” (in ebraico “Casa degli infermi”), in cui confluirono le rimanenti confraternite assistenziali e a cui la “Deputazione centrale israelitica di carità” affidò tutte le attività sanitarie relative alla comunità ebraica. Nello stesso fabbricato fu alloggiato, nel 1887, anche il “Ricovero per israeliti poveri e invalidi”, erede della tradizione di assistenza agli anziani già rappresentata dalla confraternita “Mosclav Zechenim” (Asilo dei vecchi). (fig.D1 e D2) La distruzione del ghetto, avvenuta in pochi mesi, creò il problema sia economico che sociale del trasferimento in nuovi alloggi: molti ebrei, aiutati dal “Comitato per il decentramento degli Israeliti poveri di Roma”, creato nel 1884, si stabilirono in Trastevere, vicino al vecchio quartiere e al nuovo ospedale che, sempre più attrezzato, divenne un punto di riferimento come istituzione sanitaria. Nel 1911 l’Ospedale fu riconosciuto come opera pia con lo scopo di: “curare gratuitamente gli ammalati poveri israeliti aventi il domicilio di soccorso in Roma, affetti da malattie acute o croniche non contagiose né diffusive”, e ne fu approvato lo Statuto con Regio Decreto. Il regolamento consentiva di ospitare occasionalmente ebrei non bisognosi, anche se di passaggio da altre città, ma a pagamento e senza inficiare l'assistenza ai poveri. La tradizione dei medici-rabbini, tra cui vanno ricordati il primo medico dell’ospedale Samuele Toscano e il direttore Benedetto Zevi, continuava quindi nel nuovo ospedale. L’Ospedale disponeva allora di 17 letti più altri 8, separati e collocati in un’ala dell’adiacente convento di S.Bartolomeo, destinati ai malati cronici. (fig.D4) L’attività dell’Ospedale fu supportata economicamente da un sussidio garantito prima dal Ghemilud Chasadim (Opera di beneficenza) e poi dalla “Deputazione centrale israelitica di carità”, nonché da lasciti di singoli benefattori tra cui merita di essere ricordato per la sua generosità Mosè Levi. Inizio pagina E) L'OSPEDALE OGGI L’Ospedale israelitico è attualmente integrato nel sistema sanitario della Regione Lazio essendo ormai aperto a tutti i cittadini e organizzato per la cura di ogni patologia. E’ tuttavia particolarmente qualificato per la chirurgia della mano e come struttura geriatria: ciò coerentemente con la sua tradizione di vicinanza alla casa di riposo per anziani, il già citato Ricovero per Israeliti Poveri Invalidi. Nel 1975 l’Ospedale Israelitico ebbe la classificazione di “Ospedale Provinciale Specializzato Geriatrico”. Nel 1970 la Direzione Sanitaria dell'ospedale, i Reparti di Degenza, il Day Hospital, il Laboratorio Analisi, la Radiologia e gli ambulatori sono stati trasferiti alla Magliana in via Fulda insieme al Ricovero per Israelitici Poveri Invalidi, divenuto poi autonomo nel 2001 e nuovamente trasferito in via Portuense nel 2003. Nei vecchi locali al primo e secondo piano dell’ex Convento di San Bartolomeo all’isola, recentemente restaurati nell’ambito dei lavori per il Giubileo 2000 (fig.E1 e E2), sono rimasti la Direzione Generale ed Amministrativa e un grande poliambulatorio specialistico. Un terzo poliambulatorio è stato aperto nel 2000 in zona Marconi. L’Ospedale dispone complessivamente di 120 posti letto; 24 sono destinati per day-hospital medico chirurgico con oltre 20.000 accessi annui. Nell’ambito di un progetto assegnato all’ospedale dalla Regione Lazio nel 2000, viene attualmente assicurata assistenza domiciliare di tipo oncologico ed integrato a circa 80 pazienti. Nella seconda metà degli anni '80 è sorta una controversia, ancora non risolta, con l'Associazione per il Museo Storico dell'Isola Tiberina (AMSIT) che rivendica il diritto ad occupare il Palazzo Pierleoni Caetani all'isola Tiberina inclusi i locali attualmente utilizzati dall'Ospedale. Questi i riferimenti: Ospedale Israelitico (sede centrale e ambulatorio): Via Fulda 14 (zona Portuense-Magliana) Sedi ambulatoriali: Isola Tiberina - Piazza San Bartolomeo all'Isola n.21 e Via Veronese 59 (zona Marconi). Inizio pagina
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