Particolare della prora in travertino
con l’emblema del serpente.

Tempio di Giove e Fauno

Vitruvio riferisce che nel 196 a.c. furono votati, all’isola Tiberina, il tempio di Giove e di Fauno.
Lo stesso Tito Livio racconta che nell’anno 196 a.c. gli edili della plebe Domizio Enobardo e Scribonio Curione citarono in giudizio molti allevatori di bestiame e con le multe pecuniarie loro inflitte si costruì sull’isola un tempio dedicato a Fauno e furono istituiti, alle idi di Febbraio, due giorni di festa con banchetto.
L’isola fu scelta per il carattere agreste, quindi extraurbano, di Fauno.
Il tempio fu consacrato due anni dopo (194 a.c.).
Per la ubicazione del tempio di Fauno ci è d’aiuto Ovidio, il quale, ricordando la festa celebrata il 13 Febbraio, così recita nei Fasti: “Alle idi di Febbraio fuma l’altare dell’agreste fauno la dove l’isola le acque del Tevere divide”.
È chiaro il riferimento alla punta dell’Isola prospicente Ponte Garibaldi.
È incerto il momento in cui il culto di Esculapio venne sostituito da quello cristiano ormai trionfante.
È pensabile che per molto tempo i due culti convivessero; in effetti nessuno distrusse l’immagine di Esculapio con l’emblea del serpente scolpiti nella prora marmorea dell’Isola Tiberina ed ancora oggi visibili.

Rodolfo Lanciani, Forma Urbis Romae, 1893-1901. 
Tempio di Giove, Tempio di Esculapio, Tempio di Fauno